Da «Il Cibo Ideale», un libro nato per completare il lavoro della studentessa morta a 24 anni per un Linfoma non Hodgkin, allo studio del cancro sotto un punto di vista epigenetico. Fanelli, professore di Biologia Molecolare a Urbino«Cerchiamo nuovi approcci terapeutici»
Aveva concordato con la professoressa della sua Università di Modena l’invio del file per una prima correzione a distanza della sua tesi per poi poterla incontrare di persona dopo l’estate del 2016 ma Francesca Pirozzi, la studentessa 24enne di Scienze e Tecnologie Erboristiche morta il 7 agosto 2016, non aveva fatto in tempo a completare il lavoro. Nel giro di un anno un Linfoma non Hodgkin se l’è portata via e la tesi era rimasta nel cassetto. Oggi, da quella tesi e in memoria della giovane malata di cancro, è nata una Fondazione con lo scopo di sostenere finanziariamente la ricerca scientifica e offrire informazioni certificate a chi si ammala di tumore.
«Nell’anno della sua malattia Francesca aveva continuato a studiare e a dare esami completando il suo percorso di studi dal letto dell’ospedale sfogliando libri ed appunti e cogliendo gli spunti di infermieri e dottori — racconta il padre, Marco Pirozzi, fondatore della Fondazione —. Ad un certo punto aveva deciso di cambiare l’argomentio della sua tesi e di dedicarla all’alimentazione in chemioterapia dedicandola in qualche modo a quello che stava vivendo su se stessa. Quando, un anno dopo la sua morte, il 9 maggio 2017, che casualmente cadeva nel giorno del suo compleanno, l’Università di Modena le ha conferito la laurea ad honorem, mi sono ritrovato all’improvviso la sua tesi in mano. E se fino ad allora in famiglia non avevamo fatto altro che piangere la sua scomparsa ci è venuta l’idea di cominciare a fare qualcosa di utile».
Presa la tesi di Francesca, Marco Pirozzi ha coinvolto nutrizionisti e chef stellati e dato vita al libro «Il cibo ideale», con i consigli di docenti ed esperti del food ai malati oncologici e con la prefazione a cura di Andrea Sinigaglia, direttore Generale Alma Scuola di Cucina Internazionale. Contestualmente, ha creato la Fondazione Francesca Pirozzi con l’obiettivo di generare fondi per la ricerca. «Non volevo dare fondi a caso e cercavo qualcuno in carne e ossa — continua il papà di Francesca —. Per un po’ ho frequentato i convegni di oncologia e a Fano, all’Università di Biologia Molecolare, casualmente ho trovato dei ricercatori con un progetto interessante nel cassetto che però era fermo per mancanza di fondi. A quel punto, è nata la magia».
Il progetto sostenuto da Fondazione riguarda la ricerca in vitro sul ruolo delle modificazioni epigenetiche nelle cellule tumorali condotta dal Dipartimento di Scienze Biomolecolari e dal Dipartimento di Scienze Pure e Applicate dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e affidata a Vieri Fusi e Mirco Fanelli. Il progresso della ricerca è stato raccontato ieri a Fano, nell’Aula Magna dell’Università di Urbino. «Nel laboratorio di Patologia Molecolare la nostra attività di ricerca si occupa della comprensione dei meccanismi molecolari alla base del cancro – spiega Mirco Fanelli, professore Ordinario Dipartimento Biologia Molecolare dell’Università di Urbino —. In particolare, ci stiamo dedicando alla comprensione dei meccanismi epigenetici, cioè tutti quei meccanismi che sono normalmente deputati al controllo della funzione del nostro DNA, del nostro genoma, e che nel cancro subiscono delle alterazioni che chiamiamo modificazioni epigenetiche».
Per natura reversibili, le epimutazioni sono molto interessanti per i ricercatori che da ormai due decenni stanno tentando, con diverse strategie, di ricondurre alla condizione «normale» con conseguente beneficio terapeutico. «L’altra parte della ricerca riguarda l’individuazione, grazie alla conoscenza delle anomalie epigenetiche nel cancro, dei possibili target terapeutici ed è diretta alla sintesi di molecole che possono avere un ruolo biologico nella speranza che possano diventare potenziali farmaci futuri.— continua Fanelli —. L’attività di ricerca che svolgiamo è una ricerca sperimentale applicata su modelli cellulari in vitro che potranno poi essere testati su modelli cellulari più complessi fino ad arrivare, se i dati la supporteranno, alla sperimentazione in vivo. In sintesi, studiamo il cancro sotto un punto di vista epigenetico, provando a delineare nuovi approcci terapeutici». «Il progetto è partito in memoria di Francesca e averla sempre al centro dell’attenzione e delle cose che facciamo, è come averla ancora qui — conclude Marco Pirozzi —. Voleva sempre rendersi utile agli altri donando sangue e prestandosi a fare la bagnina di salvataggio e, nonostante l’innata riservatezza, sono sicuro che sarebbe stata contenta di quello che stiamo facendo».
27 marzo 2023 (modifica il 27 marzo 2023 | 15:20)
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