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Olindo Romano e Rosa Bazzi: i sospetti, l’arresto, la condanna e il presunto errore giudiziario


(LaPresse) Sono le 20:20 dell’11 dicembre 2006 quando una colonna di fumo nero si alza dalla finestra di un appartamento del “condominio di ghiaccio” di via Diaz 25 a Erba. Ad andare a fuoco è l’appartamento di Raffaella Castagna e Azouz Marzouk, al primo piano dello stabile. I primi ad intervenire sono due condomini, uno dei quali è un pompiere volontario. Ma ai soccorritori diventa subito chiaro che non si tratti di un incendio domestico. Tra il fumo e le fiamme, sul pianerottolo del primo piano giace in fin di vita Mario Frigerio colpito da un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori. Nell’abitazione, i soccorritori scoprono la scena dell’orrore: nel corridoio il corpo martoriato di Raffaella Castagna, 30 anni, uccisa a sprangate e finita a coltellate. Poco distante c’è la seconda vittima, la madre della donna, la 60enne Paola Galli uccisa nello stesso modo. Sul divano del soggiorno poi viene trovato il corpo del piccolo Youssef, due anni, figlio di Raffaella. Il bimbo è stato sgozzato da un unico colpo alla gola che ha reciso la carotide. Al piano superiore, invece, giace la quarta vittima: Valeria Cherubini, 55 anni e moglie di Frigerio. Aggredita con 34 coltellate e 8 sprangate e poi morta soffocata dai fumi dell’incendio. Gli inquirenti puntano subito sul marito di Raffaella, Azouz Marzouk, tunisino con precedenti penali che però ha un alibi di ferro: nel momento in cui viene compiuta la strage è in Tunisia dalla sua famiglia. L’attenzione degli investigatori si sposta quindi su una coppia di vicini di casa il cui comportamento è da subito apparso singolare. Si tratta di Olindo Romano e Rosa Bazzi che non appaiono turbati da quanto accaduto alla famiglia Castagna con cui in passato la coppia aveva avuto dei contenziosi. Gli investigatori notano che i due presentano delle ferite, un taglio sul dito la moglie e alcune escoriazioni su una mano e sull’avambraccio il marito. Poi, il 26 dicembre, dopo alcuni accertamenti tecnici gli inquirenti scoprono delle tracce nell’auto della coppia. Una, di natura ematica, è attribuita a Valeria Cherubini. Il 9 gennaio 2007 Rosa e Olindo vengono arrestati. Fondamentale è la dichiarazione di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, che riconosce in Romano il suo assalitore. Il giorno dopo, il 10 gennaio, i due coniugi ammettono di essere i responsabili della strage spiegando nel dettaglio come hanno compiuto l’aggressione mortale. A distanza di dieci mesi però, il 10 ottobre 2007, la situazione si ribalta: Olindo ritratta la sua colpevolezza davanti al Gup. Anche la moglie Rosa torna sui suoi passi con una lettera indirizzata ai magistrati in cui nega la veridicità delle sue precedenti dichiarazioni. Il 26 novembre 2008 la Corte d’assise condanna i coniugi Romano all’ergastolo. Condanna confermata il 20 aprile 2010 dalla Corte d’assise d’appello di Milano e poi il 3 maggio 2011, quando la Corte di Cassazione conferma i primi due gradi di giudizio. Ora, a distanza di quasi 17 anni da quel delitto che ha scosso l’Italia il pg di Milano Cuno Tarfusser ha chiesto alla procura generale di riaprire il caso con la convinzione che Olindo e Rosa siano vittime di un errore giudiziario. (LaPresse)

16 aprile 2023 – Aggiornata il 16 aprile 2023 , 17:22

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